Saltuqidi

Beylikati e altre realtà politico-istituzionali della regione anatolica e dintorni nel 1300 ca.

La dinastia Saltuklu, o Saltuqide,[1] fu costituita dai governanti di un beilikato turco di Anatolia, fondato dopo la Battaglia di Manzicerta del 1071, con sede a Erzurum. I Saltuqidi governarono tra il 1071 e il 1202; nel primo periodo dei Beilikati turchi d'Anatolia.

Il beilikato fu fondato dall'Emiro Saltūq, uno dei comandanti del Grande Selgiuchide) Alp Arslan. I bey saltuqidi frequentemente combatterono contro il Regno georgiano per l'egemonia nella regione di Kars.

Il maggior centro dei beylikato, Erzurum, fu occupato dai Bizantini tra il 1077-1079 e fu assediato da Giorgio III, che era Re della Georgia nel 1184.

Storia

Nel 1071, i Selgiuchidi sconfiggono i Bizantini nella battaglia di Manzicerta.

Ebul Kasim Saltuk (Abū al-Qāsim Saltūq I) è incaricato dai Selgiuchidi di andare alla conquista dell'Anatolia. Conquista Theodosiopolis e il Sultano Alp Arslan lo nomina Bey per regnare sulla regione. Dal 1080, la dinastia saltuqide si insedia a Erzurum che diventa la sua capitale.[2]. L'antica Karin degli Armeni (in armeno: Կարին (Karin o Garin), diventata Theodosiopolis sotto il periodo bizantino, prende il nome di Arz al-Rum (in arabo أرض الروم?, arḍ al-rūm, "terra dei Rūm") o Arzan al-Rum, chiamata così a causa dei profughi armeni di un paese vicino denominato Arzan, distrutto nel 1049 dai Selgiuchidi.[3].

Nel 1086, alla morte del Sultano selgiuchide di Rum Süleyman Shah, Ebul Kasim esercita la funzione di reggente sino alla maggiore età di Kılıç Arslan. Quest'ultimo era tenuto prigioniero da Tutush, fondatore della dinastia selgiuchide di Siria.

Tutush viene sconfitto dai bizantini, salvando così la dinastia dei Selgiuchidi di Rum. Alla morte del Grande Selgiuchide Malik Shāh I (1092), Kılıç Arslan diviene sultano di Roum. Nel 1110, il suo secondo figlio Malik Shāh I (omonimo del sultano Grande Selgiuchide morto nel 1092) gli succede ma si trova in lotta con i fratelli che gli contendono il regno.

Ebul Kasim Saltuk rimane primo vassallo dei Selgiuchidi, poi lui approfitta dei loro litigi per conquistare l'indipendenza.[2] Suo figlio Ali gli succede nel 1103. Conquista Kars e rafforza ancora il suo potere.

Egli stesso e i suoi successori assumono il titolo di malik (Re).[4]

I Saltuqidi conquisteranno Bayburt, Oltu, Trebisonda, İspir, e Tercan.

Nel 1132, İzzeddin Saltuk, il figlio minore di Ebul Kasim arriva al potere. Sotto il suo regno la dinastia dei Saltuqidi raggiunge il suo apice. Combatte contro il regno di Georgia ed è fatto prigioniero nel 1153. Per essere liberato, deve versare un riscatto di 10.000 dinar, pagato con l'aiuto degli altri bey turcomanni. Organizza un'alleanza, rafforzata da un matrimonio, con il Sultano di Rum Kılıç Arslan II. I Georgiani arrivano fino a Erzurum ma si limitano a saccheggiare la città prima di tornare alle proprie terre.[2]

İzzeddin Saltuk muore nel 1174, suo figlio Muhammed lo rimpiazza.

Durante le relazioni conflittuali con il re di Georgia Davide il Fondatore contro il quale i Saltuqidi estesero i loro possedimenti, si verifica un episodio curioso: Muhammed offrirà di convertirsi al Cristianesimo per sposarsi con quella che sarà la regina Tamara di Georgia.[4]

Un'altra particolarità di questa dinastia è il regno di Mama Hatun, la figlia di İzzeddin Saltuk, durante un decennio alla fine del XII secolo.

Dall'inizio del secolo, i Saltuqidi dovettero lottare contro i Sultani selgiuchidi di Rum. Malik Shāh I (1107-1116) era intenzionato a riunire l'Anatolia sotto la sua autorità, ma fu il Sultano di Rum Süleyman II (1197-1204) che si impossessa del beylicato nel 1202. I Saltuqidi rimasero sotto la sovranità dei Selgiuchidi fino al 1230 quando Kay Qubadh I (1220-1237) annetté completamente il territorio.[4]

La dinastia

Date[4] Nome Nome turco Figli di Nome arabo Note
1097-1103 Abū al-Qāsim Saltūq I Ebul Kasim Saltuk   in arabo أبو القاسم سلتوق? Fondatore ed eponimo della dinastia.
1103-1124 ʿAlī Ali Saltūq I in arabo علي بن سلتوق?  
1124-1132 Ḍiyāʾ al-Dīn Abū al-Muzaffar Ghāzī Ziyaeddin Gazi in arabo ضياء الدين أبو المظفر غازي ?  
1132-1168 ʿIzz al-Dīn Saltūq II İzzeddin Saltuk ʿAlī in arabo عز الدين سلتوق بن علي ?  
1168-1191[5] Nāṣir al-Dīn Muḥammad Nāsıreddīn Muhammed Saltūq II in arabo ناصر الدين محمد?  
1191[5]-1201 Māmā Khātūn Mama Hatun Saltûq II in arabo ماما خاتون بنت سلتوق?  
1201-1202[6] ʿAlāʾ al-Dīn Abū Manṣūr Alaeddin Muhammad in arabo علاء الدين أبو منصور بن محمد?  
1202-1202[6] Malik Shāh b. Muḥammad Melikşah Muhammad in arabo ملكشاه بن محمد? Conquistato dai Selgiuchidi di Rum.

Monumenti

I Saltuqidi lasciarono testimonianze e monumenti a Erzurum e a Tercan.

  • Kale Mescidi[7] (la moschea della cittadella), Tebsi Minare (minareto), Ulu Câmi[8] (grande moschea) (1179) a Erzurum.
  • Il mausoleo e il caravanserraglio di Mama Hatun a Tercan.

Note

  1. ^ Così anche sull'Enciclopedia Treccani (alla voce «Saltuqidi»).
  2. ^ a b c (EN) Saltuklu Bey Principality (1092-1202) [collegamento interrotto], su Öztürkler.
  3. ^ (EN) Martijn Theodoor Houtsma, Arzan, in E.J. Brill's First Encyclopaedia of Islam, 1913-1936 (9 voll.), I, BRILL, 1993, p. 473 (end of article), ISBN 978-90-04-08265-6. e (FR) Ibn Battûta, Introduction et notes de Stéphane Yerasimov, in Voyages (3 volumes), De la Mecque aux steppes russes, traduzione di C. Defrémery e B. R. Sanguinetti (1858), La Découverte, II, Paris, François Maspero, 1982, p. 134, nota 247, ISBN 2-7071-1303-4.
  4. ^ a b c d (EN) Clifford Edmund Bosworth, The Saltuqids, in op. cit., pp. 218..
  5. ^ a b (EN) Clifford Edmund Bosworth, The Saltuqids, in op. cit., pp. 218. fissa la data della fine del regno tra il 1191 e 1201.
  6. ^ a b Per il periodo 1201-12302, (EN) Clifford Edmund Bosworth, The Saltuqids, in op. cit., pp. 218. indica la scelta tra ʿAlāʾ al-Dīn Abū Manṣūr e Malik Shāh.
  7. ^ In turco la "c" viene letta "g" dolce. Quindi la lettura sarà "Kale Mesgidi".
  8. ^ Da leggere "Ulu Giami".

Bibliografia

  • (FR) Janine et Dominique Sourdel, Erzerum, in Dictionnaire historique de l’islam, Quadrige, PUF, 2004, pp. 270-271, ISBN 978-2-13-054536-1. URL consultato il 3 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2011).
  • (EN) Clifford Edmund Bosworth, The Saltuqids, in The New Islamic Dynasties: A Chronological and Genealogical Manual, Edinburgh University Press, 2004, pp. 218, ISBN 978-0-7486-2137-8.
  • (EN) Nagendra Kr Singh, Nagendra Kumar Singh, Saltuk Oghullari Dynasty, in International Encyclopaedia of Islamic Dynasties (45 volumes), vol. 44, Anmol Publications PVT. LTD., 2000, pp. 1047-1048, ISBN 978-81-261-0403-1 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2013).
  • (limited preview) (EN) Mehmet Fuat Köprülü (translated by Gary Leiser, The Origins of the Ottoman Empire ISBN 0-7914-0819-1, State University of New York Press, 1992.
  • (EN) Bernard Lewis, C.E. Bosworth, E. van Donzel, Ch. Pellat, V (PDF), in Sir H. A. R. Gibb (a cura di), L'Enciclopedia dell'Islam, titolo originale The Encyclopaedia of Islam, 2ª ed., Leiden, E. J. Brill, 1980, pp. 384, ISBN 978-0-7486-2137-8. URL consultato il 2 maggio 2011.
  • (EN) Clifford Edmund Bosworth, Le nuove dinastie islamiche: Manuale cronologico e genealogico (PDF), titolo originale The New Islamic Dynasties: A Chronological and Genealogical Manual, trad. dall'inglese di, 2ª ed., Edimburgo, Edinburgh University Press, 2004 [1967], pp. 400, ISBN 978-0-7486-2137-8.
  • (FR) René Grousset, L'impero delle steppe, Attila, Gengis-Khan, Tamerlano (PDF), titolo originale L’empire des steppes, Attila, Gengis-Khan, Tamerlan, trad. dal francese di, quatrième édition, Parigi, Payot, 1965 [1938], pp. 669, DOI:10.1522/24883187.
  • (EN) First Encyclopaedia of Islam, 1913-1936 (9 volumi) (a cura di Martijn Theodoor Houtsma, T W Arnold, A J Wensinck, Leide, E. J. Brill, 1993. ISBN 978-90-04-09796-4 First Encyclopaedia of Islam
  • (EN) Peter Malcolm Holt, Ann K. S. Lambton, Bernard Lewis, The Cambridge History of Islam, Cambridge, Cambridge University Press, 1977 (The Cambridge History of Islam ISBN 978-0-521-29135-4)
  • (FR) Ibn Battuta, II, in Viaggi, dalla Mecca alle steppe russe (PDF), titolo originale Voyages, De la Mecque aux steppes russes, trad. dal francese da C. Defremery et B. R. Sanguinetti (1858), La Découverte, Parigi, François Maspero, 1982 [1858], pp. 392, ISBN 2-7071-1303-4.
    «Introduction et notes de Stéphane Yérasimos»
  • (FR) Steven Runciman, Hélène Pignot, Laurent A. Motte, La Chute de Constantinople 1453[collegamento interrotto], Texto, Paris, Tallandier, 2007, ISBN 978-2-84734-427-1.
  • (FR) Donald MacGillivray Nicol, Les derniers siècles de Byzance, 1261-1453[collegamento interrotto], traduzione di Hugues Defrance, TEXTO, Paris, Tallandier, 2008, pp. 530, ISBN 978-2-84734-527-8.
  • (EN) Donald MacGillivray Nicol, The Last Centuries of Byzantium, 1261-1453, Cambridge University Press, 1993, pp. 463, ISBN 978-0-521-43991-6.
  • (EN) Steven Runciman, The Fall of Constantinople, 1453, Cambridge University Press, 1990, pp. 270, ISBN 978-0-521-39832-9.
  • (EN) Mehmet Fuat Köprülü, The Origins of the Ottoman Empire, traduzione di Gary Leiser, SUNY Press, 1992, pp. 155, ISBN 978-0-7914-0819-3.
  • (EN) Stanford J. Shaw, History of the Ottoman Empire and Modern Turkey: Empire of the Gazis: The Rise and Decline of the Ottoman Empire, 1280-1808, Cambridge University Press, 1976, pp. 368, ISBN 978-0-521-29163-7 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2013).
  • (EN) Nagendra Kr Singh, International encyclopaedia of islamic dynasties a continuing series Vol. 4: A Continuing Series, Anmol Publications PVT. LTD., 2000, ISBN 978-81-261-0403-1 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2013).

Voci correlate

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Collegamenti esterni

  • (EN) Katharine Branning, Examples of caravanserais built by the Anatolian Seljuk Sultanate, su turkishhan.org.
  • Yilmaz Öztuna, Histoire abrégée de la Turquie. Depuis les origines à l’avènement de la République; Les Beyliks anatoliens, su byegm.gov.tr, Direction générale de la presse et de l’information (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2010).
  • Öztürkler, su ozturkler.com (archiviato dall'url originale il 2 gennaio 2010).
  • (TR) Beylik of Pervâneoğlu, su dallog.com (archiviato dall'url originale il 5 giugno 2011).
  • (EN) Ottoman Web Site, su osmanli700.gen.tr.
  • (EN) Turkish Bey Principalities and Khanates Anatolian Bey Principalities, su ozturkler.com (archiviato dall'url originale il 9 gennaio 2009).
  • (EN) Charles Cawley, West Asia & North Africa, Chapter 2. Asia Minor, su Foundation for Medieval Genealogy, su fmg.ac., 2006-07.
  • (AR) Les Saltûq - آل سلتوق), su Hukam.net.
  • (EN) Tercan, su ArchNet (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2012).
  • (EN) Erzurum / Three Tombs, su ArchNet (archiviato dall'url originale il 25 maggio 2011).
  • (EN) Great Mosque of Erzurum, su ArchNet (archiviato dall'url originale il 25 maggio 2011).
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