Intermundia

Abbozzo antica Grecia
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Tito Lucrezio Caro, uno dei maggiori esponenti dell'epicureismo in epoca romana.
(LA)

«Nunc et seminibus si tanta est copia quantam
enumerare aetas animantum non queat omnis,
vis‹que› eadem ‹et› natura manet quae semina rerum
conicere in loca quaeque queat simili ratione
atque huc sunt coniecta, necesse est confiteare
esse alios aliis terrarum in partibus orbis
et varias hominum gentis et saecla ferarum»

(IT)

«E ora se il numero degli atomi è così sterminato
che un'intera età dei viventi non basterebbe a contarli,
e persiste la medesima forza e natura che possa
congiungere gli atomi dovunque nella stessa maniera
in cui si congiunsero qui, è necessario per te riconoscere
che esistono altrove nel vuoto altri globi terrestri
e diverse razze di uomini e specie di fiere»

(Tito Lucrezio Caro,De rerum natura', Libro II, vv. 1070-1076)

Gli intermundia (in greco antico: μετακόσμια?, metakósmia, in latino intermundia, letteralmente "fra i mondi"), nella filosofia epicurea, si identificano col vuoto, presente fra gli infiniti mondi, dove abitano eternamente gli dei nel loro stato di atarassia e aponia che li porta a non interessarsi in nessun modo dell'andamento delle cose terrene.

Bibliografia

Fonti primarie
  • Tito Lucrezio Caro, De rerum natura.

Voci correlate

Collegamenti esterni

  • Epicuro in "Dizionario Treccani" (dizionario di filosofia)
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