Adolfo Orsi

Adolfo Orsi (Modena, 23 marzo 1888 – Modena, 26 ottobre 1972) è stato un imprenditore italiano specializzato nel settore automobilistico, conosciuto per essere stato proprietario della Maserati.

Biografia

Proveniva da una famiglia povera di Sant'Agnese, quartiere di Modena. A soli 11 anni, nel 1899, perse il padre.

Negli anni della maturità creò delle attività di successo; alla fine degli anni venti costruì impianti per la lavorazione del cascame del ferro, un centro siderurgico e un'azienda di macchine agricole, impiegando alcune migliaia di lavoratori di Modena e dintorni[1].

Nel 1935 con suo fratello Marcello fu coinvolto nell'apertura di una concessionaria FIAT, la FIAT A.M. Orsi[2]. Il 9 aprire 1950, prese la decisione di licenziare 500 operai delle Fonderie riunite, causando uno sciopero che venne represso dalla polizia, conosciuto come:l'eccidio delle Fonderie Riunite di Modena.

Maserati

Adolfo Orsi mentre sale su una Maserati Quattroporte I

Acquistò la Maserati in difficoltà economica nel 1937, impiegando suo figlio Omer Orsi come manager. Tre dei fratelli Maserati restarono dieci anni in azienda nel reparto ingegneria.

Adolfo Orsi spostò la produzione delle autovetture Maserati da Bologna a Modena nel 1940, vicino al suo centro siderurgico e ad una sua fabbrica di candele di accensione. Successivamente assunse suo cognato Alceste Giacomazzi come nuovo direttore generale, e dalla Ferrari prese come progettista Alberto Massimino (1944-1952) e Juan Manuel Fangio come pilota (1953).

Fu coinvolto presidente del Modena dal 22 settembre 1945 al 28 giugno 1948, nei suoi anni di maggior successo[3][4].

Negli anni successivi Orsi si trovò faccia a faccia con pesanti problemi, sia quando la Maserati si trovò ad essere temporaneamente chiusa per ristrutturazioni, sia quando gli operai dell'acciaieria Riunite manifestavano dopo una serrata in cui Orsi voleva la riapertura con metà dei 500 operai selezionati unilateralmente. Tale sciopero culminava con l'Eccidio delle Fonderie Riunite di Modena del 9 gennaio 1950, in cui la polizia uccise 6 persone e ne ferì circa 200.[5]

La fonderia riaprì, ma fu venduta dopo poco per essere riacquistata nel 1952,[6] quando il patrimonio di famiglia fu diviso fra i fratelli e sorelle. Adolfo prese la Maserati, sua sorella Ida la sezione della Maserati che si occupava di motocicli (la “Società Anonima Fabbrica Candele Accumulatori Maserati”) e suo fratello Marcello la restante parte del patrimonio.

Adolfo Orsi accettò un accordo di fornitura di macchine utensili con l'Argentina, direttamente dal presidente Juan Domingo Perón (1954). A seguito della Rivoluzione Liberatrice e all'esilio di Péron, la riscossione dei pagamenti fu difficoltosa. Una situazione analoga si creò col governo spagnolo. Le difficoltà economiche portarono la Maserati in un primo momento in amministrazione controllata[7].

Adolfo Orsi rimase attivo in Maserati fino al 1968, quando Orsi decise di vendere l'azienda alla Citroën, che aveva in precedenza acquisito una quota di maggioranza della Maserati come anticipo per un contratto volto alla produzione di un motore per la Citroën SM[8].

Anche il figlio di Omer Orsi si chiama Adolfo (nato nel 1951).

Note

  1. ^ Adolfo Orsi e Ferruccio Lamborghini su “howstuffworks.com”
  2. ^ La Maserati prima, durante e dopo Adolfo Orsi da “motorvalley.it” Archiviato il 30 settembre 2007 in Internet Archive.
  3. ^ Where are they now? da “oldracingcars.com”
  4. ^ Storia delle Officine Alfieri Maserati Spa da “fundinguniverse.com”
  5. ^ Davide Miserendino, "Fonderie, i poliziotti persero il controllo Ma lo stato non ha mai fatto autocritica", in Il Resto del Carlino, 8 gennaio 2013. URL consultato il 16 luglio 2016.
  6. ^ Fonderie Riunite, comune.modena.it. URL consultato il 18 giugno 2020.
  7. ^ “Maserati off the track” dal “Time”, 14 aprile 1958, su time.com. URL consultato il 12 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2007).
  8. ^ La Maserati su “cartype.com” Archiviato il 27 settembre 2007 in Internet Archive.

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